Ho una piantina sul davanzale della finestra della mia stanza. Una piantina verde, dalle foglie piccoline che sembrano virgole solitarie. Mi piace osservarla, ogni mattina, mentre allunga i suoi rami delicati sotto la luce di Settembre. Questa visione quotidiana, reiterata e solitaria allarga il mio sguardo oltre i palazzi difronte a me, confini di un'esistenza che non si dà possibilità e mi permette di vivere la gioia di osservare come la vita scorra in ogni fibra dell'esistenza e si espanda nel tutto intorno a me.
Così sono i libri per me; come questa piantina che vi sto raccontando, che ogni giorno rinnova alla vita la sua essenza, attraverso il respiro e il suo posto nel mondo.
I libri, che mi hanno accompagnato in questa estate trascorsa in una Roma amabile e silenziosa, hanno la medesima vitalità
pulsante degli attimi che escono impetuosi, perché hanno qualcosa di urgente da acclamare ad alta voce.
pulsante degli attimi che escono impetuosi, perché hanno qualcosa di urgente da acclamare ad alta voce.
Quando leggo mi sento un'intermediaria, un fulcro di energia che vibra e che rimanda continuamente i misteri del reale e dell'immaginario, dell'esistenza terrena e di quella ultraterrena, degli infiniti mondi di cui, quotidianamente, non ci accorgiamo o a cui non diamo importanza, presi da quell'essere ripiegati solo su noi stessi e dalla fretta e dalla corsa di andare, andare verso dove non lo ricordiamo più.
I libri mi permettono - attraverso quel mio sentirmi canale di intermediazione, in cui ogni desiderio si rivela dall'altro - di stare ed elevarmi, al tempo stesso, come una stregoneria, che non ha barriere e che fa vivere il tutto nell'infinitamente piccolo.
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