Ieri ha avuto inizio il corso online Didattica e narrazione autobiografica, presso l'Università della Libera Autobiografia (LUA).
Emozionata, ansiosa, mi sentivo una bambina piccola e timorosa il primo giorno alla scuola elementare. E non perché mi sentissi in soggezione rispetto alla conduttrice del laboratorio o in imbarazzo verso altre discenti che non conoscevo. Bensì perché in quel giorno preciso, in quell'orario definito e, seduta dietro al mio pc, con la finestra spalancata per far entrare il primo vento di primavera, si parlava di scrittura, questa dimensione preponderante, questa àncora che mi ha tenuta attaccata a sé per molto tempo e mi ha vista galleggiare senza affondare giù nell'oscurità del mare.
Eppure, eppure...io la scrittura non l'avevo mai presa di petto: affrontata, discussa, praticata, esercitata, studiata. Ho sempre lasciato un margine tra me e lei, una distanza di sicurezza che mi consentisse di rimanere sempre un po' al di fuori del suo perimetro. Che ciò fosse dovuto a senso di inadeguatezza; o a vergogna di esternarmi; o anche a paura del giudizio altrui; questo è tutto vero. Tuttavia dentro me ancora la risposta profonda a tale distanza non l'ho trovata. O forse solamente non c'è; o forse solamente sono tutte queste cose insieme e ancora altre che nuovamente ho bisogno sviscerare dentro me.
Da una prima sollecitazione di scrittura della conduttrice, così entro un semplice flusso di pensieri, ho definito il mio rapporto con la scrittura come legame primario dalla mia infanzia; rapporto esclusivo e intimo, che nasceva nella mia solitudine e chiudeva il cerchio comunicativo nel medesimo isolamento, facendo un giro su se stesso e tornando sempre al mittente, coccolando e proteggendo la mia incomunicabilità.
La mia esigenza di scrittura è mutata nel corso degli anni, trasformandosi come si sono modificate le mie fibre interne, particella per particella, complesso universo che scorre con la stessa pulsazione vitale del tempo, che scivola via inconsapevole e che noi abbiamo bisogno di misurare per controllare.
Oggi sento che la scrittura corrisponde al respiro della mia anima e così ne giustifico la mia difficoltà di decodificarla. Lascio a lei i fili sottili e annodati della mia esistenza, chiedendole di trovare una naturalità che dia loro una capacità regolatrice ed autosufficiente.
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