Dalle finestre ancora semichiuse proveniva un prepotente odore di caffè.
Camminavo, distratta, annusando l'aria.
Note di pianoforte e sax si presentarono invadenti ad interrompere il silenzio dell'estate del mio quartiere.
Scorsi una panchina. Mi sedetti in ascolto, conciliando la delicatezza del caffè che rimase nell'aria e quel suono sempre più propositivo.
Mi abbandonai a questa inaspettata commistione.
Ora sono qui, dinanzi a questo foglio bianco, che diventa il testimone e il custode della mia intima narrazione, e solo adesso posso godermi quel ricordo vibrante rimasto nei miei sensi e bearmi
della possibilità di appuntare un istante di eterno divenire.
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