Dalla finestra della cucina sentivo un canto lontano. Cercando di distinguerne le parole, provai un senso di smarrimento. Giunse, infatti, il ricordo di una finestra della mia infanzia, la cui visione parziale all'esterno - era chiusa da fitte grate di ferro - mi permetteva di immaginare contenuti di luce nelle parti d'ombra; roteando, poi, la testa così da poter posare lo sguardo sulla realtà di differenti spazi, cercavo di inglobare con gli occhi tutta la visione del giardino circostante.
La storia della mia prima infanzia è il racconto di una bambina a Via Giulia.
La voce di mia nonna si perdeva in un lieve mormorio, quando ero fuori, in cortile, nel palazzo di cui mio nonno era custode, alla fine degli anni Settanta.
La udivo lontano mentre era in cucina e io, fuori, assorta in una attenta esplorazione attraverso la quale scrutavo i segreti degli abitanti di quello che - per me bambina - rappresentava un regno governato da un marchese e abitato dai suoi sudditi.
Tutto questo ha a che fare con le storie narrate da mia madre, che si intrecciavano con la geografia di quei paesaggi reali che incrociavo quotidianamente e la storia di quegli appartamenti ai quali era permesso accedere solo a mio nonno.
Si dice di un narrare intorno al fuoco, che dà colore e luce alle parole. Il verbo narrare mi rimanda alla mente l'immagine di un gomitolo, di una matassa di filo che si dipana, morbido, lungo un percorso che siamo noi a creare.
Mia madre era una autentica artigiana. Una sarta per donne che cuciva con esperta maestria; un'arte partorita da una certosina abilità acquisita da bambina. Come maneggiava le stoffe, che tra le sue dita prendevano calore e nuova forma, così era una fantasiosa cantastorie. Tale sua innata caratteristica fu acquisita per imitazione ed emulazione del mondo magico evocato dalla madre, mia nonna.
In totale controtendenza rispetto alla cultura odierna, questo aspetto delicato, poetico dello stare al mondo di mia nonna e di mia madre, tramandato attraverso le loro storie, rappresenta l'accogliente fragranza di una memoria matrilineare che godo nella dimensione tra sogno e realtà.
Questa
per me è la scrittura.
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