Credo sia sorto, ormai molti anni fa, un patto segreto tra me e Napoli. Un patto tacito, un mutuo accordo stipulato senza carte: fatto di uno sguardo diretto e di una stretta di mano.
Io, Napoli, la vado a trovare appena posso. Scappo dalla mia città e mi rifugio tra i suoi vicoli, e rimango incuneata tra quell'acuto strillare dei suoi cittadini, l'odore di pizza fritta e quella sua casalinga e familiare quotidianità che si esprime attraverso la vita che si intravede dietro le tendine dei bassi.
E Lei, Napoli, che non dimentica mai di mostrare il suo volto, che è nello stesso tempo regale e popolare, mi fa dei doni ogni volta nuovi, attraverso le parole vive dei suoi abitanti o anche per mezzo di quella energia salvifica del suo santo.
Ed è difficile allontanarmi da Lei. Così sinuosa in quella sua memoria di sirena tentatrice, che ti avviluppa e ti strappa alla terra con la magia di un canto seducente. O ancora così allegra e chiassosa, e creativa, e libera, dove tutto è reale e ideale insieme; dove il bello convive con il ridicolo e il brutto si mescola con il sublime.
Un fuoco acceso su un balcone eleva il suo scintillio fino al piano superiore...- Tutt'appòsto, 'nun te 'incarica', avìmma scavurà 'e sasìcce fòr'o balcòne! - mi dicono.
A Napoli tutto è possibile.
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